Ben trovati! Vi segnaliamo la novella erotic-romance intitolata "Undressed" di Moloko Blaze, un'atipica storia di amore, arte e seduzione ambientata nei bassifondi della peccaminosa New Orleans.
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N. Pagine: 103
Trama:
«Entra, forza. Sei in ritardo di almeno dieci minuti.» Parole
implacabili per un tono implacabile. «Ho cacciato via la modella
precedente per i suoi ritardi e la sua maleducazione. Non farmi pentire
già dal primo giorno.»
Mi guardai intorno, in cerca di uno
spogliatoio. Non ne trovai. Ciò che mi balzò agli occhi però era la
serie di quadri di persone nude, uomini e donne, in pose trasgressive,
nei toni di colore che sembravano ispirarsi alla pop art. Le ragazze,
senza nulla addosso, erano umiliate e sottomesse nelle posizioni più
perverse che avessi mai visto. Io avrei dovuto fare… questo?
E
poi lo sentii, secco come una frustata sulla schiena, l'ordine a cui, da
oggi in avanti, avrei obbedito ogni singolo giorno, per molto,
moltissimo tempo.
«Sali su quella pedana e togliti i vestiti.»
Il mio nome è Charlotte e sono nei guai.
Non
credevo che a diciannove anni sarei arrivata a questo, lontana da casa,
indebitata e senza alcuna speranza di pagare l’affitto. Posare senza
veli di fronte a due misteriosi artisti per racimolare un po' di soldi
mi era sembrata una soluzione rapida, un lavoretto semplice.
Invece
mi ritrovo rinchiusa dentro questo appartamento decadente da settimane,
con il mio cuore che appartiene a uno di loro e il mio corpo in balia
di entrambi: James La Salle e Robin Delacroix, i miei padroni, i miei
demoni, i miei angeli, i carcerieri della mia anima. Eppure, non mi sono
mai sentita così libera prima d’ora.
Nei bassifondi della peccaminosa New Orleans, un'atipica storia di amore, arte e perversione.
“Undressed”
è la prima di una serie di avventure che avranno come protagonisti la
giovanissima e irriverente Charlotte, il suo capo e padrone James La
Salle, il loro sensuale amante dalla pelle scura Robin Delacroix.
ATTENZIONE La novella contiene scene di sesso esplicite. Se ne consiglia la lettura a un pubblico adulto e consapevole.
ESTRATTI
James mi osservò con orgoglio, un sorriso sinistro affiorò sulle sue
labbra. «Avevi ragione, Robin, la ragazzina impara in fretta.»
Entrambi
si alzarono, ergendosi sopra il mio corpo inanimato sul tappeto. Mi
osservavano dall’alto come se fossi una strana creatura e stessero
cercando di interpretare la mia espressione. Ero spaventata, certo, ma
mi sentivo bene. Li desideravo, come non avevo desiderato niente nella
mia vita.
Appartenevano a me, erano miei.
Li osservavo
mentre, con una lentezza estenuante, si toglievano i vestiti, uno strato
dopo l’altro. Fino a che non rimase nulla, solo le tonalità desertiche
della pelle di James e quelle notturne della pelle di Robin. La Salle si
sedette nuovamente sulla poltrona, un regista silenzioso che muoveva i
suoi attori come se fossero estensioni di sé. Mi sbagliavo: noi
appartenevamo solo a lui e a nessun altro. Era lui il nostro unico
padrone, colui che ci plasmava a proprio piacimento.
Robin
guardò me e poi James, prima di gattonare lentamente, una pantera che si
muoveva sinuosa verso il nostro signore seduto sul suo trono. Senza
staccare i suoi occhi da me, La Salle gli porse una mano, che lui baciò
con delicatezza e amore, prima di raggiungere la sua prominente erezione
e cominciare leccare il suo membro con estrema dovizia, dai testicoli
al prepuzio già esposto. Mi bagnai all’istante di fronte a quello
spettacolo peccaminoso. Ero stregata da quel fallo eretto che scompariva
nella bocca sensuale del giovane creolo.
Il fascino emanato da
quei due corpi nudi così perfettamente incastrati mi fece girare la
testa. Avvertii un nodo allo stomaco quando mi resi conto che volevo far
parte di quel groviglio di corpi, di mani, di gambe, di sospiri.
*****
«Fammi vedere la tua carta d’identità.»
Spalancai gli occhi, incredula. «Le ho già detto che sono maggiorenne!» sbottai.
«A me sembri solo un ragazzino in technicolor che puzza ancora di latte. Mostrami un documento.»
Sollevò la mano col palmo all’insù, in attesa.
Roteai
gli occhi al cielo, feci quanto mi stava chiedendo: tirai fuori dallo
zaino il portafoglio e gli sbattei in faccia la mia carta di identità,
ignorando la sua mano.
Appurato il fatto che il “ragazzino in
technicolor” avesse detto la verità, si fece da parte per farmi entrare
nel suo studio. Feci un passo avanti, ma mi bloccai poco oltre la
soglia.
«Entra, forza. Sei in ritardo di almeno dieci minuti.»
Parole implacabili per un tono implacabile. «Ho cacciato via la modella
precedente per i suoi ritardi e la sua maleducazione. Non farmi pentire
già dal primo giorno.»
Mi guardai intorno, in cerca di uno
spogliatoio. Non ne trovai. Ciò che mi balzò agli occhi però era la
serie di quadri di persone nude, uomini e donne, in pose trasgressive,
nei toni di colore che sembravano ispirarsi alla pop art. Nulla a che
vedere con l’arte di Velázquez, Goya, Tiziano, Ingres, Botticelli. Qui
non c’era rispetto per alcuna regola formale, tecniche pittoriche si
mischiavano con il collage, con il frottage, con la fotografia, con
l’action painting, con i supporti e i materiali più eterogenei, fino ad
arrivare alla sperimentazione pura. Nulla di nuovo in fondo, ero una
studentessa di arte e ne avevo viste di cotte e di crude. Ma ciò che mi
sconvolse erano i soggetti. Le ragazze, senza nulla addosso, erano
umiliate e sottomesse nelle posizioni più perverse che avessi mai visto.
Io avrei dovuto fare… questo?
E poi lo sentii, secco come una
frustata sulla schiena, l'ordine a cui, da oggi in avanti, avrei
obbedito ogni singolo giorno, per molto, moltissimo tempo.
«Sali su quella pedana e togliti i vestiti.»
*****
Appena
James mi raggiunse, si inginocchiò di fronte a me e le sue mani
artigliarono le mie ginocchia. Rimase fermo per qualche secondo.
«Devi tenerle più aperte, non ti rilassare.»
Divaricò ancora le mie gambe, facendomi apparire selvaggiamente impudica, candidamente perversa. Tremai e lui se ne accorse.
«Ti dà così fastidio se ti tocco?»
Deglutii, fino a trovare il coraggio di annuire.
«Non ho sentito.»
«Sì.»
«Non ti vergogni a farti guardare da due uomini ma non ti piace se ti tocco?»
Mi fa un sorriso, anche se l’espressione del suo volto è tesa.
«Non ho detto che non mi piace, solo che mi stai mettendo in imbarazzo.»
I suoi occhi si addolcirono, all’improvviso.
«Avevi ragione, Robin» tirò in ballo il suo amico, gridando oltre la spalla. «A proposito di ciò di cui parlavamo ieri notte.»
Robin,
il mio amico, il mio alleato, colui che tra i due rappresentava la
dolcezza e la tenerezza, caratteristiche che mancavano del tutto a La
Salle, mi lanciò uno sguardo preoccupato, per poi tornare a dipingere.
James
raccolse di nuovo la lattina di birra, ne bevve un goccio e poi
l’avvicinò a me. Pensai che volesse offrirmela come facevano sempre
durante le nostre sessioni, invece sfiorò i miei capezzoli con il
metallo gelido. Fu un tocco leggero, lento, delicato, prima sul destro e
poi sul sinistro, facendoli diventare duri come chiodi. Avvertii la
presa allo stomaco che si riversava in vampate di eccitazione e confluì
tra le mie gambe.
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