Ben trovati! Oggi con tanta emozione vi parlo di "Cobra" primo volume della trilogia Fuoco di Russia della bravissima Amélie! Scoprite cosa ne penso!
TITOLO: Cobra (Fuoco di Russia trilogy #1)
AUTORE: Amélie
AMBIENTAZIONE: Russia
GENERE: dark/erotico
PREZZO: 2,99 euro – disponibile anche in Kindle Unlimited
DATA DI PUBBLICAZIONE: aprile 2018
TRAMA: Avevo quattordici anni quando ho conosciuto l’uomo che avrebbe cambiato la mia vita: Ruslan Isakov.
Poi
non l’ho più rivisto, ma non ho mai dimenticato il suo fisico imponente
e forte, il suo volto sofisticato e virile, i suoi occhi cangianti, ora
verdi ora nocciola, che mi guardavano come se volessero carpire i
segreti più intimi della mia anima. Non ho mai dimenticato il potere e
la sicurezza che emanava, la sua voce ammaliatrice, le sue parole
cariche di sottintesi.
La sera del mio diciottesimo compleanno,
Ruslan è ricomparso per portarmi via, perché la mia famiglia mi ha
venduto a lui e io ho lasciato che mi comprasse, decisa a salvare
l’ultima cosa preziosa che mi era rimasta. Ruslan mi ha strappato via
dalla mia adorata Tikhvin nel cuore della notte e alle prime luci
dell’alba, ero già a San Pietroburgo, intrappolata fra le pareti ostili
della sua villa nascosta fra i boschi, in balìa di un covo di serpi.
Ruslan è il peggiore della famiglia Isakov.
Lui è un cobra.
Il diavolo in persona.
E questa casa maledetta è l’inferno di cui sono destinata a diventare regina.
Non
so se sopravvivrò a loro e a tutto ciò che mi faranno, ma una cosa è
certa: lotterò con ogni fibra del mio essere per non lasciarmi
annientare.
Cobra è il primo volume della trilogia Fuoco di Russia.
**ATTENZIONE, CONTEMPORARY DARK ROMANCE**
Contiene scene molto forti che potrebbero urtare la sensibilità delle persone.
Recensione: Alla conclusione di questo romanzo
ho avuto la necessità di prendermi cinque minuti di pausa per riflettere sulla
vastità e intensità di quanto mi era arrivato, e soprattutto per tentare di
contenere il mix di emozioni, pensieri e sensazioni che la lettura mi ha
suscitato. Una volta iniziata la lettura, fidatemi, non riuscirete più a
fermarvi fino a che non l’avrete finita: porterete il kindle con voi a tavola,
in bagno, sul pullman, nel letto ovunque insomma, pur di non separarvene e di
non essere costrette a fermarvi. Perché è questo che Ruslan fa: cattura
nella sua tela, ammalia il lettore e lo lega a sé, lo incatena ai suoi passi,
alle sue mani, ai suoi pensieri e ogni qual volta tocca il fondo lui vi
trascina con sé, vi lascia senza fiato e in carenza d’aria, vi lascia stordite,
confuse, arrabbiate, scosse. L’autrice ha tessuto abilmente le fila di questo
romanzo con una chiarezza, una complessità e allo stesso tempo una semplicità
disarmante attraverso uno stile accattivante ed un linguaggio curato. Il
Cobra non è quel protagonista ideale che cambia per amore bensì quanto di più
lontano ci sia. Lui è losco, subdolo, arrivista, mentalmente disturbato,
instabile, psicotico… E’ spietato, violento e calcolatore. Bravissimo a fingere
ed indossare mille maschere per ingannare e ingannarti, bravo ad essere tutti e
nessuno. E’ un personaggio che non si può idolatrare o amare, ma che si può
solo scoprire a poco a poco procedendo nella lettura, assistendo alle azioni
sue e di tutta la sua famiglia. Il dark è un genere particolare: o si ama o si
odia. E io l’ho sempre amato, devo dire. Perché ha la capacità, se scritto
bene, di trascinarti al suo interno e travolgerti nel profondo, di scuoterti
violentemente e di farti aprire gli occhi e riflettere poiché le tematiche che
tratta molte volte non sono di quelle più semplici e lo scopo è proprio quello
di suscitare nel lettore una reazione, una qualche emozione che possa prendere
il sopravvento ed essere vissuta a pieno. Ed è li che si vede e si sente la
bravura dell’autrice: nella sua capacità di arrivare al lettore attraverso le
parole dei suoi personaggi, di lasciarti con il fiato sospeso, di sconvolgerti
e sorprenderti, di farti soffrire e patire le pene dell’inferno, perché per
quanto la lettura possa essere tosta e a tratti insostenibile, l’intensità
della storia che hai tra le mani ti rende impossibile fermarti. Perché ogni
lettore sa anche se non vuole ammetterlo, che quella piccola vena sognatrice e
romantica è sempre lì, in un angolo che spinge per uscire, e la flebile
speranza che anche l’uomo più corrotto e spregevole possa pentirsi e cambiare
in realtà non si spegne mai.
“Nel tempo di un battito di ciglia,
Zara è diventata importante, preziosa, insostituibile, irrinunciabile, proprio
in rapporto al piacere che sa darmi. Nessuna donna mi ha mai fatto godere
quanto lei, il che è contemporaneamente intrigante e sconcertante, soprattutto
perché ancora non l’ho conosciuta in senso biblico. Ho solo giocato con lei,
eppure mi sono divertito in un modo che non vedo l’ora di ripetere. È stata una
vera fortuna che il mio orecchio abbia colto il suono di quel violino, poiché
esso mi ha condotto da lei. Se quattro anni fa non l’avessi vista, mi sarei
preso la sua casa, perdendomi lei… e molto altro.”
E allora continui a leggere e ti
emozioni, soffri, speri, ami e odi. E vorresti poter cambiare le cose, vorresti
poter fare qualcosa per aiutare la vittima della situazione, vorresti che le
cose fossero andate in un altro modo perché ci sarebbe potuta essere una fine
diversa, ma poi ti accorgi che non è possibile. E capisci che forse è stato un
bene, perché se le cose fossero andate diversamente o fossero state scritte in
un altro modo forse l’intensità del romanzo non ti sarebbe arrivata in pieno,
pronta a travolgerti come un treno in corsa, così come invece è stato. E
Ruslan è il personaggio perfetto per questo genere di romanzi: il dark è
proprio il suo mondo e il suo habitat naturale e se fosse stato una persona
reale e avesse avuto facoltà di pensiero credo che altrove, a mio avviso, si
sarebbe sentito fuori posto, inadeguato, imperfetto. Perché lui è quello che è,
e non sarebbe potuto essere diversamente. E’ molto più grande di lei,
certamente bello, ricco e affascinante, ma incapace di amare, di tenere a
qualcuno e di prendersene cura: il suo rapporto con Zara è malato,
ossessivo, folle, smisurato. E’ passione e ossessione allo stato puro, è
violenza, è imporsi e comandare per fare dell’altro quello che si vuole, è
prevaricazione al solo scopo di infliggere dolore e sofferenza. Lei è
bellissima, giovane, forte ed indipendente, inesperta ed innocente ma
profondamente segnata da una terribile esperienza. Non sa cosa significhi
stringere un’uomo o farci l’amore, essere protetta, coccolata e amata. Lei è
questo: un angelo che cade proprio tra le braccia di un diavolo, che le porta
via anche quel briciolo di spensieratezza che era rimasto in lei. Ruslan la
metterà di fronte ad una cruda verità rivelandole dei segreti, ed anche le sue
poche certezze sulla sua famiglia e sui veri affetti, verranno spazzate via
facendola soffrire. Lui sembra sapere tutto mentre lei invece non sa niente:
non sa cosa fare, non sa come comportarsi, ma il suo corpo la guida alla
scoperta di sensazioni ed emozioni del tutto nuove. Ed accanto alla meraviglia
e allo stupore provati nello scoprire di cosa è capace il suo corpo, vi è anche
la rabbia scaturita dall’incapacità di saperlo controllare quando Ruslan le è
vicino, dalla sua inesperienza e dal suo sentirsi di inadeguata per certe cose.
E nonostante tutto, lui la attrae, la sconvolge e la travolge, la fa sentire
viva, la fa sentire forte e allo stesso tempo debole perché non può sottrarsi a
tutto ciò. Ed allora lo respinge, lo combatte e lo sfida; perché sebbene il suo
corpo ormai pare non appartenerle più e il suo cuore sia ridotto in pezzi e
profondamente segnato, la sua mente è ancora sveglia, attiva, forte e le manda
dei segnali, tenta di farla reagire per tenersi in vita.
E Zara lo sa: lo sa che quello non è amore, perché l’amore non fa male intenzionalmente, l’amore non ti distrugge, l’amore non ti uccide. L’amore non ti strazia il cuore e l’anima, l’amore non ti lascia cicatrici. Perché un cuore maltrattato e ferito, per quanto possa ritornare a battere non sarà mai come prima. Eppure lotta, lotta fino allo sfinimento, fino all’ultimo respiro pur di non darla vinta al suo carnefice, al suo aguzzino, perché per quanto ora il suo corpo possa dipendere da lui, comprende che quello che essa stessa prova, non è e non può essere amore. Dipendenza, ossessione, attaccamento? Forse sì.
E Zara lo sa: lo sa che quello non è amore, perché l’amore non fa male intenzionalmente, l’amore non ti distrugge, l’amore non ti uccide. L’amore non ti strazia il cuore e l’anima, l’amore non ti lascia cicatrici. Perché un cuore maltrattato e ferito, per quanto possa ritornare a battere non sarà mai come prima. Eppure lotta, lotta fino allo sfinimento, fino all’ultimo respiro pur di non darla vinta al suo carnefice, al suo aguzzino, perché per quanto ora il suo corpo possa dipendere da lui, comprende che quello che essa stessa prova, non è e non può essere amore. Dipendenza, ossessione, attaccamento? Forse sì.
“Gira il viso da un lato e i suoi
grandissimi occhi blu accarezzano i miei. In essi c’è una malinconia devastante
che non ho mai visto nello sguardo di nessuno, e se il mio cuore malvagio fosse
in grado di battere per lei, adesso starebbe sanguinando, facendo propria
quella malinconia.”
Lei lo sa: lo sa che non può
cambiarlo, lo sa che non può guarirlo e che non può salvarlo. Perché lui è
così, è tutto o niente, è il bianco o il nero; perché lui non prova niente, non
ama, non sogna. Perché non ha rispetto per la vita, non prova compassione, non
prova vergogna o colpa per quello che ha fatto nella sua vita. E l’autrice ce
lo dipinge così: imperfetto, pazzo, instabile, ossessivo. Amélie per la maggior
parte del romanzo non ci ha dato niente che potesse farci rendere conto o
quanto meno sperare in un suo cambiamento o pentimento, ed allo stesso tempo da
un certo punto in poi sembra lasciarci qualche debole indizio che potrebbe far
pensare diversamente ma che subito dopo viene distrutto dalla spietatezza di
Ruslan. Ed allora pensi che forse avevi sbagliato a cogliere delle cose o che
avevi interpretato diversamente dei suoi gesti, pensieri, o parole e che in
realtà è ancora lo stesso di prima. Ed è questa la coerenza di questo
personaggio: l’essere rimasto fedele a se stesso sempre e comunque. Ed è anche
qui la smisurata bravura dell’autrice che a mio avviso lancia un guanto di
sfida al lettore e che pare volerci dire “Questo è Ruslan. Ora lo avete letto,
lo avete conosciuto. Lo avete odiato o lo avete amato. Lui non può fare altro,
ora tocca a voi. Voi siete disposte ad accettarlo per quello che è?”. Se la
vostra risposta così come la mia è Sì, beh credo proprio che l’autrice sia
riuscita nel suo intento. E questo non vuol dire che lo si debba amare anche
perché credo che sia impossibile, ma quanto meno possiamo provare ad accettarlo
per ciò che è e rinunciare all’idea di cambiarlo. E se non possiamo amare il
protagonista, sicuramente invece possiamo amare il romanzo in generale,
apprezzando tutto ciò che ci ha trasmesso e che ci ha fatto vivere. Perché ci
ha fatto soffrire, piangere e ci ha stretto il cuore in una morsa; ci è entrato
sotto pelle e si è insinuato a fondo, pronto ad agguantarci nella sua morsa e
ad attirarci nella sua ragnatela, per lasciarci confuse ed incapaci di pensare
a nient’altro che non fosse lui. Finale strepitoso, che forse il lettore
attento e bravo a cogliere i dettagli, potrebbe aver previsto o quanto meno
colto per un momento per poi essere depistato, ma che comunque lascia sconvolti
e stravolti. Ricordatevi che i giochi sono solo all’inizio e che ci aspettano
altri volumi di questa serie che sono sicura lascerà tutti ammaliati.
Che altro dirvi? Credo di essermi
dilungata troppo ma allo stesso tempo sento di non aver detto tutto, di aver
tralasciato qualcosa e di non essere riuscita a mettere per iscritto tutti i
miei pensieri vorticanti. Però devo dirlo, ci ho provato! Ora tocca a voi
lasciarvi travolgere da questa storia. – Ale
VALUTAZIONE
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