martedì 10 aprile 2018

Recensione: "Cobra" di Amélie

Pubblicato da AlessiaM alle 15:11:00
Ben trovati! Oggi con tanta emozione vi parlo di "Cobra" primo volume della trilogia Fuoco di Russia della bravissima Amélie! Scoprite cosa ne penso!

TITOLO: Cobra (Fuoco di Russia trilogy #1)
AUTORE: Amélie
AMBIENTAZIONE: Russia
GENERE: dark/erotico
PREZZO: 2,99 euro – disponibile anche in Kindle Unlimited
DATA DI PUBBLICAZIONE: aprile 2018 

TRAMA: Avevo quattordici anni quando ho conosciuto l’uomo che avrebbe cambiato la mia vita: Ruslan Isakov.
Poi non l’ho più rivisto, ma non ho mai dimenticato il suo fisico imponente e forte, il suo volto sofisticato e virile, i suoi occhi cangianti, ora verdi ora nocciola, che mi guardavano come se volessero carpire i segreti più intimi della mia anima. Non ho mai dimenticato il potere e la sicurezza che emanava, la sua voce ammaliatrice, le sue parole cariche di sottintesi.
La sera del mio diciottesimo compleanno, Ruslan è ricomparso per portarmi via, perché la mia famiglia mi ha venduto a lui e io ho lasciato che mi comprasse, decisa a salvare l’ultima cosa preziosa che mi era rimasta. Ruslan mi ha strappato via dalla mia adorata Tikhvin nel cuore della notte e alle prime luci dell’alba, ero già a San Pietroburgo, intrappolata fra le pareti ostili della sua villa nascosta fra i boschi, in balìa di un covo di serpi. Ruslan è il peggiore della famiglia Isakov.
Lui è un cobra.
Il diavolo in persona.
E questa casa maledetta è l’inferno di cui sono destinata a diventare regina.
Non so se sopravvivrò a loro e a tutto ciò che mi faranno, ma una cosa è certa: lotterò con ogni fibra del mio essere per non lasciarmi annientare.
Cobra è il primo volume della trilogia Fuoco di Russia. 

**ATTENZIONE, CONTEMPORARY DARK ROMANCE**
Contiene scene molto forti che potrebbero urtare la sensibilità delle persone.



Recensione: Alla conclusione di questo romanzo ho avuto la necessità di prendermi cinque minuti di pausa per riflettere sulla vastità e intensità di quanto mi era arrivato, e soprattutto per tentare di contenere il mix di emozioni, pensieri e sensazioni che la lettura mi ha suscitato. Una volta iniziata la lettura, fidatemi, non riuscirete più a fermarvi fino a che non l’avrete finita: porterete il kindle con voi a tavola, in bagno, sul pullman, nel letto ovunque insomma, pur di non separarvene e di non essere costrette a fermarvi. Perché è questo che Ruslan fa: cattura nella sua tela, ammalia il lettore e lo lega a sé, lo incatena ai suoi passi, alle sue mani, ai suoi pensieri e ogni qual volta tocca il fondo lui vi trascina con sé, vi lascia senza fiato e in carenza d’aria, vi lascia stordite, confuse, arrabbiate, scosse. L’autrice ha tessuto abilmente le fila di questo romanzo con una chiarezza, una complessità e allo stesso tempo una semplicità disarmante attraverso uno stile accattivante ed un linguaggio curato.  Il Cobra non è quel protagonista ideale che cambia per amore bensì quanto di più lontano ci sia. Lui è losco, subdolo, arrivista, mentalmente disturbato, instabile, psicotico… E’ spietato, violento e calcolatore. Bravissimo a fingere ed indossare mille maschere per ingannare e ingannarti, bravo ad essere tutti e nessuno. E’ un personaggio che non si può idolatrare o amare, ma che si può solo scoprire a poco a poco procedendo nella lettura, assistendo alle azioni sue e di tutta la sua famiglia. Il dark è un genere particolare: o si ama o si odia. E io l’ho sempre amato, devo dire. Perché ha la capacità, se scritto bene, di trascinarti al suo interno e travolgerti nel profondo, di scuoterti violentemente e di farti aprire gli occhi e riflettere poiché le tematiche che tratta molte volte non sono di quelle più semplici e lo scopo è proprio quello di suscitare nel lettore una reazione, una qualche emozione che possa prendere il sopravvento ed essere vissuta a pieno. Ed è li che si vede e si sente la bravura dell’autrice: nella sua capacità di arrivare al lettore attraverso le parole dei suoi personaggi, di lasciarti con il fiato sospeso, di sconvolgerti e sorprenderti, di farti soffrire e patire le pene dell’inferno, perché per quanto la lettura possa essere tosta e a tratti insostenibile, l’intensità della storia che hai tra le mani ti rende impossibile fermarti. Perché ogni lettore sa anche se non vuole ammetterlo, che quella piccola vena sognatrice e romantica è sempre lì, in un angolo che spinge per uscire, e la flebile speranza che anche l’uomo più corrotto e spregevole possa pentirsi e cambiare in realtà non si spegne mai. 
  

“Nel tempo di un battito di ciglia, Zara è diventata importante, preziosa, insostituibile, irrinunciabile, proprio in rapporto al piacere che sa darmi. Nessuna donna mi ha mai fatto godere quanto lei, il che è contemporaneamente intrigante e sconcertante, soprattutto perché ancora non l’ho conosciuta in senso biblico. Ho solo giocato con lei, eppure mi sono divertito in un modo che non vedo l’ora di ripetere. È stata una vera fortuna che il mio orecchio abbia colto il suono di quel violino, poiché esso mi ha condotto da lei. Se quattro anni fa non l’avessi vista, mi sarei preso la sua casa, perdendomi lei… e molto altro.”


E allora continui a leggere e ti emozioni, soffri, speri, ami e odi. E vorresti poter cambiare le cose, vorresti poter fare qualcosa per aiutare la vittima della situazione, vorresti che le cose fossero andate in un altro modo perché ci sarebbe potuta essere una fine diversa, ma poi ti accorgi che non è possibile. E capisci che forse è stato un bene, perché se le cose fossero andate diversamente o fossero state scritte in un altro modo forse l’intensità del romanzo non ti sarebbe arrivata in pieno, pronta a travolgerti come un treno in corsa, così come invece è stato.  E Ruslan è il personaggio perfetto per questo genere di romanzi: il dark è proprio il suo mondo e il suo habitat naturale e se fosse stato una persona reale e avesse avuto facoltà di pensiero credo che altrove, a mio avviso, si sarebbe sentito fuori posto, inadeguato, imperfetto. Perché lui è quello che è, e non sarebbe potuto essere diversamente. E’ molto più grande di lei, certamente bello, ricco e affascinante, ma incapace di amare, di tenere a qualcuno e di prendersene cura: il suo rapporto con Zara è malato, ossessivo, folle, smisurato. E’ passione e ossessione allo stato puro, è violenza, è imporsi e comandare per fare dell’altro quello che si vuole, è prevaricazione al solo scopo di infliggere dolore e sofferenza.  Lei è bellissima, giovane, forte ed indipendente, inesperta ed innocente ma profondamente segnata da una terribile esperienza. Non sa cosa significhi stringere un’uomo o farci l’amore, essere protetta, coccolata e amata. Lei è questo: un angelo che cade proprio tra le braccia di un diavolo, che le porta via anche quel briciolo di spensieratezza che era rimasto in lei. Ruslan la metterà di fronte ad una cruda verità rivelandole dei segreti, ed anche le sue poche certezze sulla sua famiglia e sui veri affetti, verranno spazzate via facendola soffrire. Lui sembra sapere tutto mentre lei invece non sa niente: non sa cosa fare, non sa come comportarsi, ma il suo corpo la guida alla scoperta di sensazioni ed emozioni del tutto nuove. Ed accanto alla meraviglia e allo stupore provati nello scoprire di cosa è capace il suo corpo, vi è anche la rabbia scaturita dall’incapacità di saperlo controllare quando Ruslan le è vicino, dalla sua inesperienza e dal suo sentirsi di inadeguata per certe cose. E nonostante tutto, lui la attrae, la sconvolge e la travolge, la fa sentire viva, la fa sentire forte e allo stesso tempo debole perché non può sottrarsi a tutto ciò. Ed allora lo respinge, lo combatte e lo sfida; perché sebbene il suo corpo ormai pare non appartenerle più e il suo cuore sia ridotto in pezzi e profondamente segnato, la sua mente è ancora sveglia, attiva, forte e le manda dei segnali, tenta di farla reagire per tenersi in vita.    
E Zara lo sa: lo sa che quello non è amore, perché l’amore non fa male intenzionalmente, l’amore non ti distrugge, l’amore non ti uccide. L’amore non ti strazia il cuore e l’anima, l’amore non ti lascia cicatrici. Perché un cuore maltrattato e ferito, per quanto possa ritornare a battere non sarà mai come prima. Eppure lotta, lotta fino allo sfinimento, fino all’ultimo respiro pur di non darla vinta al suo carnefice, al suo aguzzino, perché per quanto ora il suo corpo possa dipendere da lui, comprende che quello che essa stessa prova, non è e non può essere amore. Dipendenza, ossessione, attaccamento? Forse sì. 


“Gira il viso da un lato e i suoi grandissimi occhi blu accarezzano i miei. In essi c’è una malinconia devastante che non ho mai visto nello sguardo di nessuno, e se il mio cuore malvagio fosse in grado di battere per lei, adesso starebbe sanguinando, facendo propria quella malinconia.”


Lei lo sa: lo sa che non può cambiarlo, lo sa che non può guarirlo e che non può salvarlo. Perché lui è così, è tutto o niente, è il bianco o il nero; perché lui non prova niente, non ama, non sogna. Perché non ha rispetto per la vita, non prova compassione, non prova vergogna o colpa per quello che ha fatto nella sua vita. E l’autrice ce lo dipinge così: imperfetto, pazzo, instabile, ossessivo. Amélie per la maggior parte del romanzo non ci ha dato niente che potesse farci rendere conto o quanto meno sperare in un suo cambiamento o pentimento, ed allo stesso tempo da un certo punto in poi sembra lasciarci qualche debole indizio che potrebbe far pensare diversamente ma che subito dopo viene distrutto dalla spietatezza di Ruslan. Ed allora pensi che forse avevi sbagliato a cogliere delle cose o che avevi interpretato diversamente dei suoi gesti, pensieri, o parole e che in realtà è ancora lo stesso di prima. Ed è questa la coerenza di questo personaggio: l’essere rimasto fedele a se stesso sempre e comunque. Ed è anche qui la smisurata bravura dell’autrice che a mio avviso lancia un guanto di sfida al lettore e che pare volerci dire “Questo è Ruslan. Ora lo avete letto, lo avete conosciuto. Lo avete odiato o lo avete amato. Lui non può fare altro, ora tocca a voi. Voi siete disposte ad accettarlo per quello che è?”. Se la vostra risposta così come la mia è Sì, beh credo proprio che l’autrice sia riuscita nel suo intento. E questo non vuol dire che lo si debba amare anche perché credo che sia impossibile, ma quanto meno possiamo provare ad accettarlo per ciò che è e rinunciare all’idea di cambiarlo. E se non possiamo amare il protagonista, sicuramente invece possiamo amare il romanzo in generale, apprezzando tutto ciò che ci ha trasmesso e che ci ha fatto vivere. Perché ci ha fatto soffrire, piangere e ci ha stretto il cuore in una morsa; ci è entrato sotto pelle e si è insinuato a fondo, pronto ad agguantarci nella sua morsa e ad attirarci nella sua ragnatela, per lasciarci confuse ed incapaci di pensare a nient’altro che non fosse lui. Finale strepitoso, che forse il lettore attento e bravo a cogliere i dettagli, potrebbe aver previsto o quanto meno colto per un momento per poi essere depistato, ma che comunque lascia sconvolti e stravolti. Ricordatevi che i giochi sono solo all’inizio e che ci aspettano altri volumi di questa serie che sono sicura lascerà tutti ammaliati.






Che altro dirvi? Credo di essermi dilungata troppo ma allo stesso tempo sento di non aver detto tutto, di aver tralasciato qualcosa e di non essere riuscita a mettere per iscritto tutti i miei pensieri vorticanti. Però devo dirlo, ci ho provato! Ora tocca a voi lasciarvi travolgere da questa storia. – Ale



VALUTAZIONE 

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